Muscolatura volontaria e involontaria
La mioclonia è una condizione caratterizzata da spasmi muscolari di lunga durata o di breve durata ritmici o aritmici.
Il mioclono è sempre involontario e può essere positivo quando è di tipo contrattivo o negativo quando è in rilassamento o perdita di contrazione.
Le mioclonie forse più conosciute sono quelle che riguardano la muscolatura liscia dei visceri.
In FA avremo una mioclonia di tipo contrattivo che, quando riguarda l’intestino, viene percepita in un punto preciso come un dolore puntorio o un fastidio ed ha lo scopo di spingere il boccone percepito come da eliminare attraverso la contrazione della muscolatura anulare. In PCLA avremo la mioclonia negativa ovvero la muscolatura si distende anche oltre la sua normale funzione per permettere il transito del ‘boccone indigesto’ e grazie al conseguente allargamento del lume intestinale viene reso più facile il transito.
Nella CE avremo lo spasmo tonico/clonico della muscolatura o colica, avente lo scopo di eliminare in modo energico il ‘boccone indigesto’, segue poi la diarrea.
Meno conosciuta invece è la funzione muscolare involontaria del muscolo scheletrico.
In fisiologia medica la muscolatura si divide in 3 classificazioni:
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tessuto muscolare striato o scheletrico di tipo volontario
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tessuto muscolare liscio di tipo involontario
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tessuto muscolare cardiaco autocontrattile e involontario
I muscoli volontari spesso agiscono in coppie dette antagoniste, vale a dire che un muscolo si contrae e l’altro si rilassa (come ad esempio il bicipite ed il tricipite nel braccio) ma può darsi il caso che ambedue i muscoli di una coppia si contraggano per rendere stabile una articolazione: è il caso, ad esempio, dei muscoli che garantiscono la posizione eretta, la postura.
Questa caratteristica dei muscoli cosiddetti volontari mi ha insospettito facendomi pensare che una certa parte della muscolatura definita volontaria sia in realtà involontaria proprio come involontaria è la postura che assumiamo nell’apparato muscolo-scheletrico. In particolare osserviamo infatti che alcuni di questi muscoli hanno fibre muscolari che si contraggono in coppia per mantenere una determinata postura. Diversamente i muscoli veramente volontari sono posizionati con funzioni antagoniste di contrazione-rilassamento prestandosi quindi alla possibilità di essere diretti in modo molto versatile e multidirezionale, caratteristica questa della muscolatura volontaria.
D’altra parte il muscolo cardiaco, considerato erroneamente una eccezione, ci insegna che anche la muscolatura striata può essere di tipo involontario.
Per capire meglio dobbiamo distinguere due tipi di muscolatura striata:
Dal punto di vista funzionale possiamo dire che esistono 2 tipi di fibre muscolari: lente e veloci. Le prime sono anche dette fibre rosse perché i muscoli si presentano di colore rosso scuro, a causa dell’abbondanza di mioglobina e dell’elevato livello di capillarizzazione. Le fibre veloci sono invece dette bianche perché i muscoli in cui prevalgono si presentano più chiari rispetto a quelli prevalentemente rossi. Presentano quindi scarsa mioglobina e capillarizzazione, mentre presentano abbondanti granuli di glicogene. Le fibre bianche hanno inoltre maggior diametro e dimensioni maggiori delle rosse.
Possiamo distinguere:
– fibre di tipo 1: corrispondono alle fibre rosse. Si contraggono lentamente e poco intensamente e tollerano maggiormente la fatica (sono dunque in grado di mantenere la contrazione per un periodo piuttosto lungo, caratteristica indispensabile per mantenere la postura). Presentano grandi quantità di enzimi mitocondriali e producono ATP prevalentemente tramite la glicolisi aerobica (non producono acido lattico).
– fibre di tipo 2: corrispondono alle fibre bianche. Si contraggono rapidamente ed intensamente ma tollerano poco la fatica. Presentano grandi quantità di granuli glicolitici e producono prevalentemente ATP tramite la glicolisi anaerobica (producono acido lattico).
L’osservazione nel tempo di diversi casi di persone che presentavano dolori muscolari della muscolatura scheletrica con comportamenti diversi e che si presentavano in fasi diverse del percorso bifasico mi hanno indotto a ipotizzare che la muscolatura a fibre rosse di tipo 1 sia in realtà di tipo involontario proprio come quella del cuore. Questa muscolatura è quella che dà la resistenza in uno sforzo fisico prolungato e concorre alla postura dell’intera massa muscolo-scheletrica.
Dire che la muscolatura a fibre rosse di tipo 1 è involontaria mentre quella a fibre bianche di tipo 2 è volontaria cambia radicalmente la comprensione dei processi bifasici a carico della muscolatura.
La muscolatura volontaria è diretta nel suo trofismo dall’area cerebrale della sostanza bianca e si attiva a fronte di una DHS del tipo ‘svalutazione nel movimento’ ‘non riuscire a…’ ‘non essere all’altezza di…’ in relazione a prestazioni motorie. La corteccia motoria attraverso i motoneuroni trasmette il movimento volontario dell’individuo.
La muscolatura involontaria invece è diretta dal mesencefalo che è una porzione del tronco cerebrale e risponde a DHS di tutt’altra specie. Già sappiamo che gli atri della muscolatura cardiaca sono costituiti principalmente da muscolatura liscia involontaria ed essendo gestiti dal mesencefalo rispondono ad attivazioni biologiche del tipo ‘necessità di spingere avanti il boccone sangue’. Gli atri svolgono quindi una funzione di sostegno, di supporto dei ventricoli nella loro funzione primaria del pompaggio sangue.
Similmente dovremo aspettarci che anche la muscolatura a fibra rossa di tipo 1 svolga una funzione di sostegno, di ‘impalcatura’ dello scheletro per permettere poi alla muscolatura a fibre bianche di tipo 2 volontaria di muovere l’intera macchina biologica.
Ed è proprio così! La muscolatura di tipo 1 involontaria permette la postura nel tempo e determina la forma del corpo umano in collaborazione con le altre strutture biologiche.
È importante ricordare che tutti i tipi di muscoli svolgono una funzione di ‘fisiologia ordinaria’ in assenza di attivazioni biologiche o DHS a carico degli stessi e una funzione di ‘fisiologia straordinaria’ in presenza di DHS.
Una DHS a carico della muscolatura volontaria genera una necrosi della stessa senza sintomi significativi (a parte una certa ‘legnosità’ nel movimento se la FA dura nel tempo) nella Fase Attiva. Mentre in PCL avremo ricostruzione in eccedenza del muscolo con dolori (anche forti) gonfiori e flaccidità.
Una DHS a carico della muscolatura involontaria (sia del tipo muscolatura liscia che del tipo muscolatura striata a fibre rosse di tipo 1) in FA genererà un aumento della funzione contrattile altrimenti detta ‘contrattura antalgica’ con dolori soprattutto quando cerchiamo di muoverci o assumiamo una posizione che non permette il riposo del muscolo contratto. Subito dopo la CL avremo un immediato rilassamento del muscolo involontario in quanto in PCLA avremo la mioclonia negativa ovvero il muscolo si distende oltre la sua normale postura per permettere il recupero della postura appartenente alla fisiologia ordinaria.
Ecco così spiegato come mai certi dolori si presentano in FA e altri in PCLA in quanto la gestione da parte del mesencefalo e della sostanza bianca rispondono ad attivazioni biologiche diverse come pure diverso è il ‘senso biologico’ dell’attivazione. La gestione del dolore dovrebbe tener conto di questa diversità. Il dolore neo meso è di riparazione e presenta sempre edema, pertanto anche mettendo il muscolo a riposo il dolore permane (anche se potrebbe diminuire) in quanto la riparazione continua. La muscolatura involontaria invece presenta dolore in Fase Attiva ed in CE e non è un dolore da riparazione ma solo derivante dall’aumento di funzione contrattile. Ecco che se ci mettiamo in una posizione di riposo e troviamo la posizione ‘giusta’ in cui rilassare tutta la muscolatura contratta il dolore sparirà istantaneamente fino alla prossima riattivazione della muscolatura (tornando per esempio in posizione eretta). Inoltre i dolori della muscolatura involontaria beneficiano di una borsa d’acqua calda mentre quelli neo-meso non la tollerano in quanto aumenta il dolore.
Altra particolarità importante:
la muscolatura a fibre rosse di tipo 1 involontaria si distribuisce per la sua quasi totalità nella porzione dorsale del corpo umano, mentre la muscolatura a fibre bianche di tipo 2 volontaria è presente in gran parte nella porzione frontale. Entrambe le muscolature sono presenti negli arti. Tutto questo ha un senso non solo perché la postura è principalmente a carico della muscolatura dorsale ma anche in una visione di tipo temporale risente molto delle posture adottate dall’infanzia fino al tempo presente; al punto che questa muscolatura può rimanere leggermente attivata per tutta la vita fino a quando l’individuo non risolve le posture indotte su di noi da papà e mamma attraverso l’educazione, le credenze, il modo di porsi alla vita e alle relazioni dalla famiglia, tutte ‘bolle di memoria posturale’.
Diventare consapevole e sciogliere questo ‘passato posturale’ permette di uscire o di moderare le recidive di contrattura antalgica, di smettere di porci in senso posturale in modo non biologico alla situazione di vita attuale ‘qui e ora’.
La muscolatura a fibre bianche di tipo volontaria si colloca temporalmente nel ‘adesso’ con propensione verso il futuro.
Ecco perché la muscolatura di tipo 1 involontaria risponde alla necessità di rimanere ancorata al passato come un ‘boccone posturale’ di cui necessitiamo per l’identità biologica ricevuta dalla famiglia fino a quando non costruiamo una propria identità diversa da quella della famiglia d’origine.
La muscolatura a fibre bianche volontaria risponde alla necessità di adeguare nel ‘adesso’ la propria struttura e forza muscolare per rispondere alle sfide evolutive dell’ambiente in continua trasformazione. Pertanto non risponde ai conflitti posturali bensì a quelli di ‘svalutazione’ in quanto indispensabili per adeguare il movimento alla realtà oggettiva ‘qui e ora’.
Esempio: Francesca dopo 3 settimane rimasta a casa dal lavoro per forti dolori muscolari ai lombi e nella sola zona dorsale della coscia e del polpaccio gamba destra, decide di tornare al lavoro in quanto il sintomo è fortemente migliorato. Al secondo giorno di lavoro gli viene dato da mettere in ordine delle cartelle cliniche seguendo l’alfabeto nel raggrupparle. Francesca non ricorda l’ordine corretto dell’alfabeto di alcune lettere e subito si aggancia ad una memoria posturale di quando era bambina e non riusciva a memorizzare l’alfabeto. Istantaneamente i muscoli dorsali della gamba si contraggono fortemente generando dolori quasi insopportabili al punto di dover andare a casa. Una volta a casa si distende a letto, trova la posizione ‘giusta’ ed istantaneamente i dolori spariscono. È chiaro che si tratta della muscolatura posturale ed il conflitto è: ‘non riuscire a mantenere una posizione biologica e adeguata nel lavoro’. Come superare il problema? Le ho consigliato di prendere un grande foglio e di scrivere a grandi lettere l’intero alfabeto. Sbaglia un paio di volte, infine è convinta di averlo fatto giusto ma ricontrollando scopre che manca la ‘f’ (di Francesca!). Corregge ancora una volta e infine la invito a recitarlo fino a memorizzarlo. Mentre faceva questo sentiva le contratture nella gamba sciogliersi, stava facendo le CL riposizionandosi a livello posturale e liberandosi delle memorie della sua infanzia.
Se avessi ragionato sulla muscolatura neo-meso essendo Francesca destrimane avrei concluso che si trattasse di una svalutazione nel movimento nell’ambito lavorativo o con il partner. Ma il comportamento dei muscoli, la loro posizione esclusivamente dorsale e la scomparsa del dolore in riposo induce a pensare alla muscolatura posturale involontaria. Inoltre posizionando una borsa di acqua calda o anche solo il calore di una mano i dolori diminuiscono.
Ovviamente possono aggiungersi anche riparazioni della muscolatura neo-meso o dei dischi intervertebrali/vertebrali a complicare il quadro clinico .
Essendo la muscolatura dorsale principalmente di tipo posturale involontaria possiamo rileggere in chiave diversa i dolori dalla cervicale ai polpacci secondo i programmi del tronco cerebrale. Così un dolore posturale dorsale destro non si aggancia più alla lateralità (partner o padre per il destrimane) e tanto meno ad una svalutazione nel movimento, bensì ad una postura (o modo di porsi) ad una situazione o relazione vissuta come ‘incapacità di prendere il boccone’ attivando così una contrattura nello sforzo di mantenere la posizione a tutti i costi. Se il dolore si presenta nel lato sinistro allora il conflitto è ‘incapacità di evitare il predatore’ attivando così la contrattura nello sforzo (inconscio) di mantenere una posizione di difesa davanti al ‘predatore’ o chi è percepito come tale.
Ricordiamo infatti che il tronco cerebrale gestisce tutti i sentiti più animali e arcaici legati alla sopravvivenza e all’acquisizione del boccone essenziale.
Mi rendo conto di dire cose che escono molto dal seminato delle 5 leggi biologiche e molto probabilmente commetto errori di valutazione. Chiedo pertanto ai colleghi e professionisti nel campo della salute di aiutarmi nel valutare queste considerazioni ed eventualmente nel cercare di verificarne l’attendibilità nel loro lavoro. Ogni vostro contributo nella ricerca sarà molto apprezzato. Grazie.