L’importanza della posizione
Decido di collocarmi al centro della stanza camera da letto, in piedi con gli occhi chiusi. Faccio un lavoro di centratura su di me, un atto di Presenza in cui ascolto i miei sensi con il massimo della concentrazione possibile così da fermare il flusso dei pensieri. Medito così per almeno un minuto, poi apro gli occhi e comincio ad osservare gli oggetti presenti nella stanza, ruoto su me stesso così da riuscire a fare un giro completo di 360°, lentamente, osservando attentamente tutti gli oggetti che man mano si presentano ai miei occhi. Evito di commentare con la mente quello che vedo, mi limito solo ad osservare. Completata la rotazione mi chiedo: ‘sono consapevole della mia posizione?’
In effetti anche solo l’esercizio di osservare degli oggetti inanimati richiede da parte dell’osservante una posizione, ovvero un punto da cui poter osservare. La cosa può apparire banale ma vi assicuro che tra poco capirete che l’avere una posizione in altri aspetti della vita non è poi così scontato e ben pochi sono consapevoli dell’importanza nel fare questo.
Torniamo alla nostra posizione al centro della stanza di prima. Ora che siamo consapevoli della nostra posizione nella stanza e di quanto questa influenzi l’atto di osservare oggetti inanimati, ripetiamo l’esercizio con la centratura e la lenta rotazione tornando ad osservare gli oggetti. Questa volta però cercheremo di attribuire un significato agli oggetti attingendo alle memorie che abbiamo in relazione ad essi. Ci accorgeremo che gli oggetti ci mettono in osservazione di emozioni, piacevoli per lo più ma anche spiacevoli. Ad esempio l’armadio è un regalo della mamma? La foto sopra il comò è di una persona che amo? L’oggetto sopra al comodino della mia compagna è un accendino e mi ricorda l’odore sgradevole del tabacco? Le emozioni possono essere infinite e di varia natura e le ascolto profondamente concentrandomi magari su quelle positive.
A questo punto ripeto la domanda di prima:
‘sono consapevole della mia posizione?’
Capite bene che la posizione ora assume un ruolo diverso, non si tratta più di osservare degli oggetti inanimati bensì di sentire emozioni legate a quegli oggetti. Tuttavia la posizione dell’osservatore è ancora una cosa essenziale! Posso provare quelle specifiche emozioni perché occupo una precisa posizione nella mia vita! Ad esempio l’accendino sul comodino esiste perché ho deciso di condividere alcuni spazi della mia vita con una compagna e i sentimenti che provo per lei influiscono molto sulla mia vita reale. La foto sopra il comò è di mio figlio che ho generato con l’attuale compagna o una precedente, ecc…
Essere consapevole che nella mia vita ho un ruolo come padre o madre cambia di molto la mia posizione e questo vale per tutti gli altri ruoli, nel lavoro, nelle amicizie ecc…
Rinunciare al ruolo di genitore significa rinunciare a quella posizione, divorziare anche, licenziarsi dal lavoro pure, potremmo continuare a lungo.
Ma sono consapevole che in ogni ambito è indispensabile avere una posizione chiara e definita per poter anche solo interagire con la ‘realta’ in modo armonioso e non caotico?
Per illustrare quanto questo sia importante, torniamo a ripetere l’esercizio della posizione di prima.
Questa volta quando aprirò gli occhi vorrò immaginare di essere circondato da tutte quelle persone con cui condivido attimi o periodi più lunghi della mia vita. Persone verso le quali provo delle emozioni. Immagino quindi di vederle sedute in tanti tavolini da sole o in gruppo in base a come percepisco le relazioni con queste persone. In un primo tavolino potrei collocare mamma e papà, sicuramente figure significative nella mia vita. Nel secondo mio fratello o sorella magari insieme alla loro famiglia, nel terzo un altro parente, poi gli amici, i colleghi di lavoro ecc…
Faccio l’atto di osservarli uno ad uno mentre ruoto lentamente su me stesso e ascolto le emozioni che provo verso queste persone…
Sono consapevole che le specifiche emozioni che provo sono il risultato della mia posizione? Ovvero della posizione che ho in relazione a loro!
Se decidessi di cambiare stanza ed entrare in una con persone completamente diverse, sicuramente anche le mie emozioni cambierebbero. Oppure se eliminassi dalla mia visione una persona che considero in modo negativo, questo influirebbe sicuramente su di me.
Forse ora cominciate a capire dove desidero arrivare, la vita è un mondo di relazioni e quando noi abbiamo una posizione definita e chiara scegliamo le persone con cui desideriamo relazionarci ed evitiamo quelle che ci danneggiano in qualche modo. Senza una posizione in realtà subiamo molte interazioni negative come se non riuscissimo ad evitarle e giustifichiamo questo con delle scuse più o meno credibili, ma sempre scuse. Tipiche sono le frasi:
‘non la amo ma resto con lei perché non desidero resti da sola’
‘il mio lavoro fa schifo ma me lo tengo perché ne ho bisogno’
‘vorrei fare un viaggio ma ho paura di viaggiare’
‘mi piacciono i tortellini ma non li mangio perché fanno ingrassare’. Queste posizioni appaiono come cristallizzate nella nostra vita e apparentemente immutabili quando, in realtà basterebbe cambiare gradualmente la posizione per sperimentare come anche le situazioni sono capaci di cambiare. Potrei ad esempio parlare con la mia compagna sulle ragioni che ci fanno stare assieme, cercare un nuovo lavoro, fare un breve viaggio senza dover percorrere per forza grandi distanze oppure limitarmi a mangiare pochissimi tortellini ma gustandoli. Capiamo quindi che cambiare una posizione implica spesso il superamento di una paura, sciogliere un blocco emozionale.
Allora, meglio restare nella posizione in cui mi trovo, dirà qualcuno… Peccato che per evolvere è necessario continuamente cambiare posizione ed essere protagonisti della nostra vita. Rimanere immobili nella propria posizione spesso significa assumere il ruolo di vittime o permettere passivamente che altri scelgano per noi.
Qualunque cambiamento di posizione deve sempre comunque partire dalla accettazione della posizione in cui ci troviamo. Rifiutare la nostra situazione di vita nel adesso equivale ancora a farci sentire delle vittime. E’ invece indispensabile comprendere che questa situazione l’abbiamo scelta noi, magari inconsciamente, ma comunque noi! Da protagonista potrò ora scegliere se e cosa cambiare nella mia vita per crescere.
Capiamo ora quanto importante sia non tanto giudicare la nostra posizione quanto accettarla pienamente proprio perché l’abbiamo scelta noi? Da questa posizione possiamo veramente cambiare altrimenti ce la racconteremo solo.
Proviamo a rivisitare alcune situazioni di vita con questo nuovo atteggiamento:
il mio lavoro non mi piace ed i miei colleghi sono persone spregevoli! Questa è una non posizione, cambiamola puntando i piedi a terra e definendo la posizione: ho scelto questo lavoro per fare una esperienza che mi conduce a degli obiettivi, ho scelto dei colleghi che con le loro continue provocazioni mi aiutano a vedere i problemi che sono dentro di me. Se siamo sinceri nel fare queste valutazioni, ne deriverà gratitudine per il lavoro e i colleghi. A questo punto devo solo sperimentare la mia nuova posizione.
In quantistica la realtà è il risultato di un processo che chiama in causa 4 passaggi: osservazione, intenzione, azione ed osservazione.
Osservo la mia situazione di vita nel lavoro, manifesto l’intenzione di cambiare la mia posizione in relazione al lavoro e ai colleghi, genero l’azione di applicare quello che ho capito cambiando il mio modo di pormi e osservo cosa cambia. Miracolo, la situazione lavorativa gradualmente cambia! Non si tratta più di subire il cambiamento ma di generarlo consapevolmente. Scopro così che il lavoro non è poi così male e che i colleghi cambiano il modo di trattarmi…scopro i vantaggi derivanti dal cambiare posizione, processo possibile solo dopo aver accettato la posizione precedente.
Situazione: vivo da diversi anni con la mia compagna e osservo che la relazione ha perso verve, non facciamo più l’amore, litighiamo spesso per cose di poco conto, faccio fatica a sopportare la sua presenza in casa.
Manifesto ora l’intenzione di cambiare la mia posizione e invece di ripetere automaticamente queste dinamiche emozionali, comincio a cambiare il mio comportamento cambiando la mia posizione. Immagino, ad esempio, di aver da poco conosciuto questa donna e di provare forte interesse per lei come persona, carattere e fisicità. Osservo ora cosa succede facendo delle azioni per manifestare questo interesse…piccole attenzioni, cortesie, sorrisi e gesti affettuosi. Osservo ora cosa cambia e scelgo di restare in questa posizione il tempo necessario per osservare come cambia la relazione. Quasi sicuramente la mia compagna si troverà anche lei spontaneamente a cambiare la sua posizione. Magari reagirà con dolcezza a sua volta, oppure incrementerà le sue ostilità verso di me, nel qual caso potrò, osservando attentamente il tutto, manifestare una nuova intenzione per migliorare ulteriormente il rapporto oppure chiuderlo in quanto non rispondente alle mia necessità evolutive.
Piuttosto che non avere nessuna posizione nella vita, meglio una posizione svantaggiosa, difficile, dolorosa. Se tale posizione è definita potrò sempre cambiarla nel momento in cui sento di essere pronto per farlo. Ma se non ho una posizione definita…se permetto che gli altri influiscano così profondamente su di me da costringermi a non essere quello che sono…mi trovo veramente nella merda! Anche in questa situazione, tuttavia, posso consapevolmente uscirne, non prima però di averla intimamente accettata come parte del mio percorso esperienziale.
Esaminiamo ora un’altra situazione di vita in cui è importantissimo avere una posizione: come considero le malattie, le pratiche mediche e di medicina alternativa finalizzate alla salute.
In questo ambito è veramente importante avere una posizione definita in quanto, non averla rende soggetti ad essere continuamente influenzati dalla posizione di altri. Spesso medici e parenti ‘ben intenzionati’ ci faranno pressione per utilizzare questa o quella terapia nella credenza che sia indispensabile per ‘guarire’. Se quindi non abbiamo una propria posizione corriamo il rischio di morire per una mancanza di definizione del proprio percorso di VITA per aver abdicato al proprio diritto di scegliere per noi se e quali interventi attuare per prenderci cura della nostra persona.
Visto che tutti desideriamo vivere e pure in buona salute, troviamo spesso difficile accettare i processi di bioattia in quanto ovviamente comportano del disagio, dolore, malessere. Pochi si chiedono quale messaggio la bioattia cerchi di comunicarci con i sintomi che presenta. Se solo impariamo ad ascoltarli e a metterli in relazione con la nostra situazione di vita reale, ci si apre un mondo e… impariamo a vivere.
L’importanza della posizione si evidenzia nella direzione che la persona intraprende per la sua vita, Freud direbbe Eros o Thanatos, verso la vita o verso la morte. E’ importante rispettare questa scelta negli altri! Quando mia madre, tre giorni prima della sua morte, mi disse che desiderava solo morire, io tirai un profondo respiro e dissi: ‘mamma se vuoi morire….io sono d’accordo’. Lei mi sorrise con una espressione di sollievo, contenta di sentirsi capita nel suo percorso verso il Thanatos.
Da qui ne deriva che esercitare indebite pressioni verso altri per indurli a fare o non fare determinati trattamenti medici o alternativi, equivale a fare violenza alla persona e non la aiuta a mantenere una posizione coerente con quelle che sono le sue CREDENZE in ambito della salute. Non posso permettere a nessuno di condizionarmi sulle mie scelte perché farlo equivale a perdere la mia posizione e a subire in termini svalutanti qualunque trattamento verrà fatto per ‘il mio bene’!
Va pure detto che piuttosto che non avere una posizione ed essere una ‘bandiera al vento’ è preferibile una posizione aderente alla medicina convenzionale se questa è coerente con le mie credenze. Certo, non è difficile fare questo, è quello che fanno la maggior parte delle persone! Questo ovviamente non ci esimerà dalle conseguenze per tale scelta ma almeno se muoio ‘muoio contento’ e se supero la bioattia (spesso nonostante gli interventi medici) potrò continuare nella direzione dell’Eros.
Chi intraprende un percorso di crescita consapevole e viene a contatto con altre visioni della bioattia e con pratiche e trattamenti molto diversi da quelli convenzionali avrà modo di cambiare la sua posizione e se cambia sarà poi sicuramente più aderente ad una propria scelta e non più all’accettare passivamente dei modelli precostituiti. La conoscenza delle 5 leggi biologiche permette di acquisire gradualmente una visione biologica del processo di bioattia e di comprendere che ogni sintomo manifestato è indicatore di un processo quasi sempre di riparazione e nulla di maligno in sé. Per sua natura, le 5lb sono una visione naturale di tali processi e implica la comprensione che quello che il nostro organismo fa è sempre biologico e sensato anche quando produce la morte del soggetto divenuto ‘inidoneo alla sopravvivenza’.
Chi ha sperimentato questa nuova posizione nella sua vita, ne verifica di continuo la validità e ovviamente questo produce una certa propensione al ‘proselitismo’ che appartiene alla nostra cultura religiosa. Non abbiamo tuttavia il diritto di fare pressioni su altri perché si conformino al nostro modello per quanto siamo persuasi che sia quello ‘giusto’. In realtà è giusto per noi e solo per noi, mai per gli altri e a meno che non vi sia una richiesta da parte della persona bisognosa di aiuto è preferibile conservare le nostre convinzioni per noi. Se richiesto possiamo informare…solo questo, poi ognuno, debitamente informato, sceglie la sua posizione.
Per concludere amici il miglior augurio che possa farvi è:
trova una tua posizione e da quella spostati nella direzione che senti essere la più utile per la tua vita e per il tuo Eros. Fregatene della posizione degli altri e condividi quello che hai scoperto con le persone che ti chiedono aiuto e con coloro che ti stimolano a continuare a crescere. Grazie, ti amo.
Questo articolo ha 3 commenti.
Grazie ross
Molto interessante. Assumere una posizione e da li partire per guardarsi attorno. l’ho sperimentato ed e` molto significativo per la mia personale visione della vita e delle persone che rivivono attraverso oggetti sparsi intorno a me, grazie.
E’davvero importante per il nostro cuore e la nostra crescita imparare a trovare la “nostra” posizione, difficile a volte , poichè i condizionamenti della famiglia e del “nostro” mondo ci influenzano negativamente. Ma una volta “centrati” si intravvede, finalmente, la “via”.