la paura

La paura

Sicuramente è l’emozione che sperimentiamo più di frequente e che induce a delle re-azioni, talora salva vita, talora talmente deleterie da indurre la morte.

Non è sempre facile parlare della paura e ancor meno essere capaci di percepirla come una risorsa quando è indotta dalla biologia e come una trappola ipnotica quando è indotta dalla mente.

Abbiamo infatti necessità, da subito al fine di capirci su cosa stiamo parlando realmente, di definire la paura distinguendo chiaramente quando è indotta dalla biologia e quando dalla mente.

Chiariamo subito che la paura si origina comunque e sempre dal nostro corpo, la macchina biologica di cui siamo dotati, pertanto possiamo definirla come una emozione utile alla sopravvivenza, sia quando si attiva davanti ad una reale situazione di pericolo, filtrata dalla percezione soggettiva, sia quando viene percepita come un rischio di situazione pericolosa.

Per dirla in termini pratici, davanti ad un leone in libertà tutti noi attiviamo una reazione di paura che induce la porzione midollare della corteccia surrenalica a produrre adrenalina per favorire la fuga o adrenalina per indurre la difesa o l’attacco. A cascata attiveremo poi una serie di reazioni biologiche sempre finalizzate alla sopravvivenza dal leone. Potremmo attivare il relè della muscolatura della laringe avendo provato uno ‘spavento frontale di tipo femminile’ (che paralizza davanti all’evento), oppure il relè della muscolatura dei bronchi di tipo maschile (che paralizza ma subito dopo induce alla reazione). Se percepiamo di ‘non avere via di fuga’ potremmo attivare il relè del talamo. Con la ‘paura di morire’ potremmo attivare il relè del tronco cerebrale che gestisce gli alveoli polmonari portandoli in iperfunzione per migliorare la funzione respiratoria. Anche il Conflitto del Profugo che attiva i tuboli dei collettori renali potrebbe attivarsi per assicurare una riserva d’acqua in più per resistere alla situazione di pericolo. Anche la corteccia surrenalica potrebbe attivarsi in risposta alla necessità di produrre più cortisolo per resistere più a lungo al pericolo.

Tutte queste attivazioni biologiche hanno in comune l’emozione della paura e pertanto è una importante risorsa per favorire la sopravvivenza in ogni situazione di pericolo.

La paura potrebbe attivarsi biologicamente anche quando non siamo davanti alla situazione di pericolo ma la percepiamo con altre strutture biologiche. Quando, per ricollegarci all’esempio del leone, il pericolo è passato e tutte le attivazioni biologiche che abbiamo avuto passano alla seconda fase della curva bifasica, in riparazione, e tuttavia percepiamo che il pericolo non è del tutto passato perché abbiamo visto il leone andarsene ma ‘fiutiamo il pericolo’ che possa ritornare da un momento all’altro, potremmo attivare la mucosa ectodermica del naso che in fase attiva produrrà una micro ulcerazione per migliorare la capacità di fiutare il pericolo ed in soluzione darà il raffreddore. La stessa emozione di paura potrebbe attivare il relè della mucosa bronchiale per il percepito di ‘territorio minacciato’ ed in soluzione produrrà la bronchite. Pure il relè dei dotti branchiali potrebbe attivarsi se percepiamo il leone come un ‘pericolo che pare avvicinarsi inesorabilmente’ ed in soluzione avremo produzione di cisti da riparazione nel mediastino.

L’elenco di attivazioni biologiche che potrebbero inconsciamente manifestarsi non si esaurisce con quelle che ho menzionato ma forse sono sufficienti per aiutarci a capire che la paura è una emozione utile e che ha una finalità per la sopravvivenza.

Pertanto resistere o combattere questa emozione biologica non ha senso, anzi ha molto più senso riconoscergli il diritto di esserci ed accoglierla come una importante risorsa.

Se tuttavia il perdurare di questa emozione ci crea dei malesseri e ci mantiene in fase attiva con ovvie alterazioni emozionali possiamo cominciare a chiederci cosa possiamo fare per risolvere, cercando le cause biologiche di tale malessere, rimuovendole o cambiando il modo di relazionarci con esse. La peggior cosa da fare davanti ad una emozione di paura è restare paralizzati soprattutto se questo stato permane nel tempo.

Affrontiamo quindi il prima possibile tutte quelle situazioni che ci inducono a provare paura generando il necessario cambiamento o della situazione o del nostro personale modo di relazionarci con la situazione (che spesso riguarda il nostro rapporto con persone).

Diversa cosa è gestire la paura indotta dalla mente. Ovviamente la mente potrà attivare questa emozione solo attraverso il corpo, per cui, in ultima analisi l’emozione di paura è comunque una manifestazione biologica, solo che la mente può esasperarla! In che modo?

Tornando all’esempio del leone, immaginiamo che la minaccia sia cessata in quanto il leone (fuggito dalla gabbia di un circo) viene catturato e riportato in gabbia, pertanto il pericolo non esiste più e non ho più un motivo biologico di restare in fase attiva. La biologia memorizzerà l’evento in termini di immagini ed emozioni e se si ripresenterà una situazione simile avrò già pronto un pacchetto di reazioni biologiche sotto forma di imprinting.

La mente tuttavia potrebbe mantenere il corpo in fase di allerta attraverso la memoria biografica e verbalizzabile dell’evento. Attraverso pensieri ripetuti (loop) e ricordi ancora vivi dell’evento non riusciamo a darci pace anche se siamo consapevoli che il pericolo non esiste più. Cosa fare allora?

Sicuramente parlare della cosa con persone amichevoli o terapeuti può aiutare e spesso è consigliato, credo tuttavia che la cosa migliore sia quella di imparare a vivere in Presenza nel qui e ora, percependo la realtà nel adesso e divenendo pienamente consapevoli che né il passato né il futuro esistono, solo il presente è reale.

Attraverso tecniche di dimostrata efficacia, vivendo il presente non solo riusciremo a vivere al meglio delle nostre possibilità ma pure impareremo a ‘fermare la mente’ tutte le volte che ci crea dei problemi nella gestione della nostra vita.

Consiglio vivamente a tutti di sperimentare quanto bene si sta imparando a vivere nel adesso e utilizzando la mente come un fedele servitore e non più come padrone della nostra vita.

Non solo le paure indotte dalla mente spariranno, pure tutte le emozioni negative riconducibili all’ego saranno fortemente ridotte per il piacere vostro e di chi vi sta attorno. Buon lavoro!

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