I TRE LIVELLI DI CONSAPEVOLEZZA

Non smetterò mai di ribadire l’importanza di chiudere con il passato e smettere così di esserne costantemente influenzati. Il passato, in fondo, non esiste come pure il futuro non esiste, tuttavia entrambi, sotto forma di memorie dolorose (passato) e di ansie (futuro) continuano a condizionare la nostra esistenza e a farci provare emozioni che ci privano di vivere l’Adesso, di gustare il Presente.

Tuttavia sono pure persuaso che viviamo la consapevolezza su 3 livelli:

cognitivo = mente

biologico = psiche

Essere interiore = anima

Per la mente il passato rappresenta un film che continuiamo a girare e in cui ci confondiamo con il ruolo di protagonista dimenticando che stiamo recitando una parte che, in realtà, non ci rappresenta veramente. Quando siamo collegati con essa ripetiamo gli stessi schemi di ragionamento e riviviamo le stesse emozioni in ricordo di ciò che abbiamo già sperimentato. Così facendo, cambiare il modo di comportarci e di ragionare può diventare davvero molto difficile.

Per la psiche istintuale, ovvero l’insieme di programmi biologici per la gestione ordinaria delle funzioni organiche (normotonia) e per la gestione delle funzioni speciali (percorso bifasico o SBS), il passato è un insieme di esperienze di vita reale, non filtrate o reinterpretate dalla mente, che servono a darci una visione oggettiva di cosa siano la vita, le persone, le situazioni. La psiche ci fornisce delle modalità di reazione in funzione delle memorie emozionali che abbiamo sperimentato, vissute, soprattutto, in età prenatale e nei primi due anni di vita.

Per l’Essere interiore parlare di passato non ha alcun senso, semplicemente non esiste, esiste solo il Presente che nel suo divenire esperenziale permette l’evoluzione animica dell’individuo, principale e vera ragione della nostra esistenza nella dimensione di essere umano.

Pertanto il passato per la mente continuerà ad esistere e non possiamo negare che per lei ciò che è stato rappresenti l’identità dell’individuo o l’ego. L’unica cosa che possiamo fare per ridurre l’influenza condizionante della mente è cercare di vivere nella dimensione dell’Adesso concentrati nel sentire il lato estetico e sensoriale della vita. Così facendo riduciamo fortemente la possibilità che la mente condizioni il Presente e saremo così molto più liberi di divenire quello di cui abbiamo bisogno per crescere, per cambiare i modelli di comportamento che non funzionano più, che non ci rappresentano più. Senza mente, nella gran parte della giornata, si vive bene riducendo fortemente le paure che derivano non dalle situazioni oggettivamente pericolose ma dalle credenze di ciò che crediamo essere pericoloso. Capiamo quindi che gran parte del nostro mal di vivere è legato alle credenze della mente e pertanto limitando fortemente l’influenza di quest’ultima nella nostra vita, scopriremo un livello di benessere mai sperimentato prima. Smettiamo quindi di raccontarcela…la mente continuerà ad influenzare la nostra vita, ma solo nella misura in cui noi siamo collegati con essa. Ecco spiegato in poche parole quanto importante sia vivere il Presente. Chi impara a vivere così utilizzerà la mente solo lo stretto necessario per poi tornare nella percezione dell’Essere interiore.

Anche per la psiche il passato è importante ma solo sotto forma di memorie che ci permettano di capire il mondo, l’ambiente e le persone, con l’intento di imparare a convivere e a relazionarci con esse senza inutili conflittualità ed in perfetta risposta oggettiva alle modificazioni ambientali e sociali che nel corso della nostra esistenza sperimentiamo. La psiche, infatti, si compone non solo di programmi preordinati e preinstallati nel nostro cervello. Il suo meccanismo di funzionamento prevede continui aggiornamenti dei ‘file’ per adeguare la risposta alle situazioni che cambiano. Solo continuando ad aggiornare questi software della psiche e soprattutto salvandoli nelle ‘memorie permanenti’ possiamo continuare a sopravvivere alla vita. Diversamente soccombiamo come inadatti. Pertanto in questo livello di consapevolezza consideriamo assolutamente indispensabili le memorie ricevute nel passato ma anche e soprattutto gli ‘aggiornamenti’ così importanti per l’evoluzione dell’individuo e della specie.

L’Essere interiore dovrebbe essere eletto ‘regista’ dei 3 livelli di consapevolezza tanto è importante la sua influenza equilibratrice! Il passato, come ho già detto, per lui non ha alcun senso perché esiste solo il momento presente e quindi quando viviamo il Presente siamo collegati con l’Essere interiore, la parte più rappresentativa del nostro vero Sé, quella non condizionata, priva di dolori emozionali e che vibra fondamentalmente su 3 frequenze: amore, gioia e pace che non sono emozioni della mente o della psiche bensì le frequenze di base della nostra natura divina, la nostra dimensione più vera.

Tuttavia l’essere persone armoniose e felici può divenire possibile se noi riconosciamo a tutti e 3 i livelli di Consapevolezza di coesistere in noi senza demonizzare gli altri. E’ vero che dei 3 quello che dà più problemi è la mente ma solo perché siamo cresciuti e siamo stati educati a permettere e favorire le funzioni della mente prevalendo sugli altri 2 livelli. In realtà non riusciamo a prevalere a lungo sulla psiche perché i suoi programmi biologici tollerano forzature solo per un tempo limitato…alla lunga la psiche vince e se non abbiamo imparato, i programmi che recidiviamo in continuazione (proprio perché la nostra risposta biologica non è coerente con essi) causeranno la nostra morte.

Fortuna che il nostro Essere interiore non dipende dalla mente né dalla psiche per esistere in quanto senza tempo e senza possibilità di morire. La stessa concezione della morte è diversa per ciascuno dei 3 livelli di Consapevolezza.

Per la mente la morte è la fine del mondo, la perdita di tutto, una disgrazia immane proprio perché la morte del corpo significa smettere ogni funzione della mente e quindi, nella sua percezione, la fine di tutto, qualcosa da evitare a tutti i costi (basti questo per capire quanto legata alla mente sia la nostra concezione dell’esistenza proprio nel vedere come la morte viene considerata nelle società materialistiche occidentali).

Per la psiche la morte è solo il completamento di un percorso biologico e sensato. Per lei, parlare di morte prematura o ingiusta non ha senso. Quando la morte arriva è sempre la precisa risposta biologica più utile per la situazione. Ovviamente la priorità è la sopravvivenza dell’individuo e ancor prima della specie, ma quando si esauriscono le possibilità evolutive allora la morte rappresenta la risposta adattativa più bio-logica e naturale.

Per l’Essere interiore la morte è ‘il ritorno a casa’, alla sua dimensione originale ed il completamento dell’esperienza nella dimensione di essere umano. Pertanto L’Essere interiore non ha alcuna paura della morte che vive, quest’ultima, semplicemente come un passaggio.

Riconoscere il diritto a tutti e 3 i livelli di Consapevolezza di avere uno spazio dentro di noi equivale a creare un equilibrio di forze che interagiscono tra di loro in osservanza di una precisa ‘gerarchia’ che tuttavia non esclude la funzione utile di nessuna di queste forze. Al primo posto collochiamo la parte spiritualmente più rappresentativa di noi stessi, l’Essere interiore, il ‘regista’. Al secondo posto collochiamo la psiche che permette la nostra stessa esistenza come meccanismo biologico in interazione con altri esseri viventi e con l’ambiente. Terzo e ultimo posto, la mente che con il suo ragionamento razionale, analitico e con la sua capacità di concepire il passato ed il futuro sicuramente ci permette di imparare e di realizzare molte cose. Tra le 3 forze la mente è tuttavia la più pericolosa soprattutto quando cerca di essere la prima classificata iper valutando la sua funzione. Il massimo del disastro avviene quando poi ci identifichiamo con la mente, cioè crediamo di essere quello che lei ci dice di noi. Diventiamo così ipnotizzati da una funzione che dovrebbe essere al nostro servizio ed in realtà ci schiavizza e ci domina in quasi ogni aspetto della nostra vita.

La vera rivoluzione quindi non si realizza nel cercare di cambiare il mondo circostante o gli altri ma solo ed unicamente nel diventare nuovamente sovrani della nostra vita divenendo pienamente consapevoli della necessità di cambiare l’equilibrio di queste 3 forze mentre scegliamo di dare la ‘regia’ all’Essere interiore quale principale identità rappresentativa del nostro vero Sé.

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