Ciò che ha da sempre caratterizzato gli studi in medicina è il processo logico e deduttivo che nasce dalla osservazione del funzionamento del corpo umano in interazione con l’ambiente esterno.
Gli studi di anatomia e fisiologia hanno permesso di comprendere molto non solo in relazione a come siamo fatti ma anche e soprattutto in relazione alle nostre capacità di adattamento all’ambiente e alle nostre risposte biologiche alle modifiche ambientali.
Stile di vita, quantità e qualità del movimento, alimentazione, stress, esposizione all’inquinamento ambientale, uso di alcolici e di tabacco, uso di farmaci e molto altro sono tutte situazioni ambientali che inducono il nostro organismo a generare delle risposte alterando delle funzioni fino ad arrivare a modificare anche delle strutture anatomiche, generando ad esempio dei tumori, in risposta a delle necessità di adattamento alla situazione di vita che viviamo in un dato momento della nostra vita.
La medicina convenzionale da molti decenni studia tutti questi fenomeni attraverso l’osservazione di queste risposte organiche usando il processo logico e deduttivo.
Logica e deduzione sono sicuramente ottimi ‘strumenti’ per analizzare e cercare di comprendere tutti i fenomeni che avvengono nel corpo umano sia in condizioni di normotonia che di bioattia.
Logica e deduzione possono tuttavia non bastare e talora essere devianti se il punto di partenza da cui iniziano questi processi non fonda le sue radici su fatti certi e dimostrabili al di fuori di ogni dubbio.
Finché parliamo di anatomia e fisiologia penso che converremo tutti che gli studi di medicina dell’ultimo secolo hanno permesso di studiare in profondità le strutture del corpo umano in fisiologia ordinaria o assenza di bioattia.
Le cose cambiano, e di molto, quando parliamo di fisiologia speciale a fronte di un qualsiasi evento di bioattia.
Parliamo di quella che in medicina viene chiamata patologia che quando viene studiata genera poi una diagnosi e infine una prognosi.
Processo logico e deduttivo direte voi…e potreste trovarmi d’accordo se non fosse che il paradigma su cui si fonda tale processo è errato.
Se infatti partiamo da un punto che invece di essere qualcosa di certo e dimostrato si rivela essere una credenza senza solide basi scientifiche, va da sé che anche l’intero processo deduttivo ci porterà lontano dal scoprire la vera causa della bioattia.
Non solo, anche limitare la ricerca della verità confinandola all’interno di alcune modalità di analisi dei dati escludendone altre potrebbe essere fortemente deviante.
Un aneddoto che spiega bene questo concetto è il seguente:
‘una persona si trova in una strada buia sotto ad un unico lampione e sembra cercare qualcosa a terra con una certa attenzione. Passa un’altra persona e chiede: Ha perso qualcosa? Posso aiutarla? Si risponde quell’altro, sto cercando le chiavi della macchina. Abbiamo ora due ricercatori sotto la luce di questo lampione che si danno da fare. Arrivano altre persone che desiderose di dare il proprio contributo partecipano a questa ricerca collettiva. Dopo un po’ di tempo con esito negativo ad un certo punto uno del gruppo chiede rivolgendosi al primo ricercatore: ma è sicuro di aver perso qui le chiavi della macchina? No risponde quell’altro, le ho perse almeno un centinaio di metri più in là. Tutti esclamano: ma allora perché le cerchiamo qui? Perché qui ci vediamo!’
Questo aneddoto rappresenta a mio avviso la situazione in cui si è impantanata la ricerca scientifica che cerca la ‘chiave’ per la comprensione di cosa sia la bioattia, perdendo di vista che tale ricerca per risultare fruttuosa deve allontanarsi da sotto il lampione dei paradigmi e spaziare in campi sconosciuti e privi di illuminazione artificiale.
Ancor oggi, nonostante enormi dispendi di tempo e denaro per finanziare la ricerca sul cancro, la medicina non è ancora riuscita a capirne la causa.
Ma la ricerca sulla causa di tutte le altre bioattie vanta gli stessi insuccessi.
Questo ci lascia basiti perché nessun altro ambito della scienza vanta dei così grandi insuccessi.
Fisica, astronomia, chimica etc… vantano scoperte e spiegazioni di processi in modo coerente con la loro disciplina, non così per la medicina.
Abbiamo si importanti risultati nella diagnostica, nella medicina salvavita, nelle tecniche chirurgiche, in tutti quelli che potremmo definire ‘accessori’ alla pratica medica, ma quando parliamo di bioattia e del suo senso biologico ancora nessuna risposta certa, dimostrabile e ripetibile.
Solo molti ‘fattori di rischio’ a cui attribuire la causa di molte bioattie ma ancora una volta senza riuscire a dimostrare una esatta correlazione e soprattutto una ripetibilità.
Ad esempio gli studi in medicina affermano che il fumo del tabacco sia la causa del tumore al polmone; ma se ciò fosse vero, come mai la maggior parte dei fumatori non contraggono mai nel corso della loro vita il cancro al polmone? E come mai anche i non fumatori contraggono il cancro al polmone?
Evidentemente non è stata scoperta la vera causa ma al massimo dei cofattori di rischio nel senso che un fumatore che contrae questo tipo di tumore, avendo i polmoni inquinati dal fumo ha magari minori possibilità di ripristinare la funzione dei polmoni rispetto a un non fumatore. Niente di più.
Non è, per caso, che stanno tutti cercando sotto lo stesso ‘lampione’ giustificando la cosa dicendo: ‘perché qui ci vedo?’.
Cos’è questo grande lampione che fa luce nel campo della ricerca per tutti questi ricercatori?
La visione riduzionistica e meccanicistica del corpo umano.
La ricerca si è infatti concentrata nello studio degli organi come sistemi isolati, poi della cellula e infine nel genoma umano sperando di trovare qui le risposte, ma hanno solo studiato i fenomeni che avvengono in un processo di bioattia lontani però dal capirne la causa.
Da qui si capisce la necessità di accendere nuovi ‘lampioni’ aprendo la ricerca a nuovi ambiti, che allontanandosi un po’ dal vecchio lampione della medicina riduzionistica e meccanicistica e rimettendo in discussione i vecchi paradigmi permetta di fare una vera ricerca in terre parzialmente inesplorate del significato bio-logico del processo di bioattia.
Accendiamo un nuovo lampione? Ne sentite la necessità?
Questo nuovo lampione si chiama: 5 leggi biologiche.