La sequenza nella risoluzione dei conflitti
In natura, l’attivazione di conflitti biologici e la loro risoluzione è frequente e comune a tutti gli organismi viventi. E’ proprio grazie a questi conflitti che tutte le specie animali e vegetali imparano ad adattarsi alle mutevoli condizioni dell’ambiente e all’interazione con gli altri organismi viventi. Sono, inoltre, gli SBS attivati dai conflitti biologici il meccanismo che permette l’evoluzione della specie. In tempi relativamente lunghi si modificano le caratteristiche biologiche dell’entità vivente aggiornando così i programmi di fisiologia ordinaria alle reali situazioni di vita.
Per gli esseri umani la cosa si complica un po’, non tanto per i programmi biologici in sé, in quanto gestiti dalla psiche inconscia e quindi seguono percorsi predeterminati. Il problema risiede nel ruolo della mente che, se da un lato è utile nella sua visione dualistica e razionale dell’esistenza per meglio gestire la vita nella dimensione materiale, dall’altro tende a reinterpretare il senso delle bioattie in un modo che non corrisponde ai fatti e quindi, non aiuta nella comprensione del senso del processo SBS.
Se lasciamo fare alla natura senza presunzione (della mente) di fare meglio dei programmi biologici, nella maggior parte dei casi la risoluzione è garantita e la fase di bioattia durerà un certo periodo esaurendosi nei tempi prefissati dalla biologia fino alla normotonia.
Esistono tuttavia situazioni recidivanti che tolgono qualità alla vita in quanto l’organismo continua delle fasi di attivazione e riparazione in modo ripetitivo generando disturbi, quasi sempre nella fase di riparazione, che possono essere pesanti da gestire, al punto di causare anche la morte dell’individuo stesso. E’ quindi lecito chiedersi cosa possiamo fare per smettere di recidivare ed imparare ad utilizzare i programmi SBS rendendo così inutili gran parte delle loro riattivazioni.
Mente e psiche giocano un ruolo importante in questo processo in senso sia di attivazione che di risoluzione dei conflitti.
Compreso ciò ci chiediamo come utilizzare queste due istanze psichiche nel migliore dei modi e senza fare inutili confusioni che potrebbero complicare i processi riparatori. Parlerò quindi di sequenza nell’intervento differenziato della mente e della psiche in questi processi definendo quanto sia importante riconoscere il ruolo di entrambe, senza tuttavia commettere l’errore di sbagliare nei tempi di intervento.
Proviamo a spiegare la cosa con un esempio tratto dal mondo del calcio, conosciuto a tutti. Come è noto, l’obiettivo del gioco è quello di mettere la palla nella rete del campo avversario, ma perché il goal sia valido, è pure necessario avere rispettato le regole del gioco (ruolo della mente) altrimenti il goal sarà ritenuto non valido e quindi di nessuna utilità (nella società in cui viviamo non basta ‘vincere’ bisogna pure tener conto delle ‘regole’ o leggi che limitano la possibilità di muoversi liberamente proprio come nel gioco del calcio). Il gioco per poter raggiungere l’obiettivo di fare goal conforme alle regole, necessita di una sequenza di gioco che quasi sempre è la strategia più utile per raggiungere l’obiettivo. Sia che il gioco parti dal centrocampo che dal proprio portiere, il passaggio della palla ad altri giocatori è indispensabile per superare le strategie della squadra avversaria, cercando nel contempo di guadagnare campo verso la rete. Accade tuttavia spesso che per raggiungere questo obiettivo sia necessario retrocedere momentaneamente passando la palla ad un giocatore in posizione retrocessa (momentanea insicurezza del processo bifasico con brevi recidive subito recuperate ritornando così di nuovo in PCLA) il che, di fatto, sarà gestito utilmente se permette di conservare la palla e continuare il gioco nuovamente verso la rete avversaria. Se l’avversario riesce a prendere la palla (recidiva e CA per i perdenti palla) e a dirigere verso la rete a lui favorevole, tutti i giocatori ora non detentori del gioco si attiveranno nel tentativo di riprenderla (nuova DHS e nuovo SBS) e ripartirà un nuovo programma finalizzato ad impedire all’avversario di fare goal e poi a riprendere in mano il gioco e portare in rete. (in termini di corteccia cerebrale, aree di territorio il gioco del calcio è in sostanza una serie di conflitti di territorio tra cui i più prevalenti ‘perdita di territorio’ ed ‘identità’ e ‘territorio minacciato’). Potremmo dire nello spiegare questa metafora del calcio che le fasi di CA sono quando si vive il pericolo di subire il gol e quindi quando, di fatto, la palla è in possesso della squadra avversaria. I falli che fanno ritornare la palla alla propria squadra o i recuperi della palla durante il gioco sono le CL che aprono alla fase di recupero dallo stress e timore in CA e chiameremo questa fase PCLA fino al goal, la CE ed in mancanza del goal, col ritorno della palla alla squadra avversaria, recidiva conflittuale con una nuova DHS. Tutti questi cambiamenti nel campo di gioco verranno gestiti bene in base a tre elementi:
l’efficienza fisica dei giocatori (risorse biologiche),
la preparazione tecnica (mente e psiche) e
la corretta sequenza del gioco (corretto svolgimento del programma SBS e corretto ruolo della mente per giocare al meglio delle proprie risorse).
Tornando a noi l’efficienza fisica è la qualità delle nostre strutture biologiche che risentiranno dello stile di vita (alimentazione, movimento ecc) e del loro buon funzionamento. La preparazione tecnica è di fatto quello che abbiamo imparato dalla vita e finalizzato alla nostra crescita evolutiva e qui la biologia ha giocato un ruolo importante dandoci le risposte istintuali e automatiche più utili per la nostra sopravvivenza e sviluppo. Ma anche la mente ha avuto un ruolo importante insegnandoci delle tecniche più o meno vincenti nel mestiere di vivere proprio grazie alla capacita di razionalizzare le nostre scelte e di scegliere cosa imparare e come applicarlo.
Non si tratta quindi di demonizzare la mente e riconoscere come valido solo il ruolo delle psiche o viceversa, bensì di capire il concetto di sequenza nell’intervento dell’una e dell’altra parte proprio come la sequenza di gioco nel calcio è fondamentale per portare la palla in rete, completare il programma bifasico e tornare in normotonia.
L’ordine corretto nei programmi bifasici è il seguente:
Psiche: è la prima e più veloce struttura psichica che si attiva a fronte di una DHS ancor prima che la mente cominci a pensare. E’ infatti ormai noto che la DHS avviene senza ruolo o mediazione della mente, pertanto è la psiche che determina quali soluzioni attivare e quali organi, apparati o tessuti chiamare in causa nell’intero processo. Inutile quindi cercare con la mente di intervenire per preordinare programmi che sono di esclusiva gestione della psiche. Meglio restare al proprio posto.
Mente: subito dopo la DHS la mente interverrà sia nel tentativo di gestire la fase conflittuale sia nel tentativo di modificare la situazione di vita che determina questa situazione di stress e sofferenza. La psiche ovviamente in tutto il programma bifasico sarà sempre presente, solo che risentirà più o meno positivamente della mente a seconda di come quest’ultima si comporterà. La mente può favorire il processo, essere neutrale, contrastarlo o indurre le recidive. Spesso la mente complica le cose a motivo delle sue nevrosi o credenze limitanti che impediscono la CL oppure in PCL determina le recidive. Bisogna pertanto rendercela amica così che collabori nel processo! Visto che per sua natura è razionale e dualistica ha bisogno di essere istruita per capire il senso del programma come pure dei sintomi e così lavorarci a favore. Solo questo dovrebbe bastarci a capire l’utilità nello studiare le 5 leggi biologiche! Una volta istruita la mente avremo un importante alleato per portare la palla in goal, con comportamenti oggettivati all’obiettivo di completare la CA nel più breve tempo possibile. Ecco completata la seconda fase della sequenza con l’arrivo della CL che arriva per intervento esclusivo della psiche . Ora che abbiamo riconquistato la palla (PCLA) dobbiamo recuperare il terreno funzionale perduto e ricominciare a passare la palla (tecnica dell’imparare a relazionarsi col branco). La PCLA è una fase delicata…qui il rischio di recidive è alto! (riperdere la palla e tornare in CA). Queste possono arrivare per ragioni biologiche gestite dalla psiche nel caso in cui si ripresentino le condizioni che determinano una nuova DHS ma più frequentemente per ragioni della mente oppure di entrambe. Ad esempio una soluzione mesodermica recente della muscolatura può facilmente recidivare localmente con il solo sentire il dolore di riparazione e rinnovare la svalutazione dei muscoli in questione. La mente anche gioca un ruolo importante nel caso in cui non accetti il limite funzionale dei muscoli dolenti e cerchi di forzare le strutture biologiche in riparazione per motivi di presunta necessità (lavoro, sport e altro) determinando così continue recidive che porteranno anche a dolori cronici. Ancora una volta istruire la mente su come gestire la fase di riparazione sarà di grande aiuto. Rispettare la necessità di riposare e aspettare senza inutili paure il completamento del percorso bifasico può essere un importante ruolo della mente. Pure il sapere dell’arrivo della CE nel mezzo della riparazione può essere utile per affrontare quella che è la fase più critica dell’intero percorso sapendo dell’arrivo di sintomatologia acuta ma di breve durata con conseguente più serena accettazione di questa sottofase. La PCLB è pure una fase delicata e a rischio di recidive e potrebbe essere paragonata al superamento dell’incertezza del goal (CE) e subito dopo la fase cicatriziale di recupero dello sforzo dell’organismo nel riparare. In questa fase è importante rispettare la convalescenza e recuperare gradualmente il recupero della normale attività specie nei casi in cui i conflitti sono rimasti a lungo in CA (per i giocatori di calcio, di fatto, la PCLB arriva alla fine del primo tempo e ancor più alla fine della partita). Anche in questa fase quindi la mente può aiutare evitando di fare richieste di prestazioni fisiche eccessive per il momento.
In conclusione possiamo dire che le persone che meglio risolvono i processi bifasici senza ulteriori recidive o complicanze sono quelle molto ignoranti che vivono la bioattia con l’atteggiamento del: ‘come è venuta così se ne andrà’ oppure quelle che grazie alla conoscenza delle 5 leggi biologiche hanno capito il senso dei sintomi e non intervengono a sproposito ma soprattutto non cadono preda delle paure indotte da diagnosi mediche non a conoscenza di tali processi.
Impariamo a rispettare i processi bifasici quali soluzioni naturali dei conflitti ed utilizziamo la mente per collaborare con tali processi nel rispetto della sequenza di riparazione.